Come
vi avevo raccontato nel post precedente, questo autunno mi sono dedicata
all’organizzazione di un corso di Educazione Alimentare e il 10 ottobre siamo
partiti con i sei incontri.
Gli
argomenti trattati sono di notevole interesse e ultimamente abbiamo
parlato del rapporto tra alimentazione e malattia, argomento che desta molta curiosità e domande.
Il
Dott. Zini Biologo Nutrizionista che tiene il corso ci ha parlato in modo
ampio di queste interazioni e tra le
tante nozioni apprese ho scelto di raccontarvi dell’acidosi tissutale.
Il
nome può spaventare, in realtà altro non è che il risultato della digestione di molti alimenti.
Tutti
i processi metabolici producono normalmente sostanze acide, mentre il nostro
corpo per poter compiere le reazioni biochimiche quotidiane necessita di un
ambiente basico/neutro.
La
digestione di certi cibi produce una quantità di acidi superiore ad altri e
questi alterano il pH corporeo di conseguenza verso l’acidità.
Fortunatamente
siamo ben programmati e l’organismo riesce ad abbassare questo stato di acidità
attingendo sostanze basificanti (i minerali) dall’alimentazione oppure dalle
proprie strutture (ossa).
Diventa
chiaro come un’alimentazione ricca di cibi troppo acidi porti il nostro corpo a
depauperare le proprie risorse basiche (il calcio dello scheletro) e quindi nel
tempo verso svariati problemi di salute.
Ma quali sono i cibi troppo acidi?
Zuccheri
raffinati, carne, grassi saturi, insaccati e latticini sono i principali indiziati,
sicuramente i carboidrati in genere sono acidi ma in particolare quelli
raffinati a differnza di quelli integrali che possiedono al loro interno anche
una quota di minerali basificanti.
Tra
i cibi mediamente acidi mettiamo frutta, miele, pesce, tofu, cereali integrali
e yogurt, mentre quelli particolarmente basificanti sono tutte le verdure,
banane, mandorle e noci.
Se
la nostra alimentazione presenta cibi molto acidi questi dovrebbero essere
accompagnati a tavola da altrettanti cibi basificanti per mettere a disposizione
del corpo anche le basi che gli occorrono, solo in questo modo non si attingerà
dalle risorse corporee.
I
minerali contenuti negli alimenti hanno il vantaggio di non alterarsi durante
la cottura come le vitamine, rimangono integri ma in certi casi potrebbero
finire nell’acqua di cottura che è bene riutilizzare per preparare altri
piatti. La cottura in padella è quella che preserva maggiormente la quota di
minerali nel cibo.
Come si
capisce quando si è in acidosi metabolica?
I
segnali principali sono: presenza di unghie fragili, denti dallo smalto debole, facilità a
contrarre infiammazioni e difficoltà a risolverle una volta instaurate.
L’acidità
del corpo è valutabile dal pH dell’urina (la prima del mattino, che normalmente
deve avere un valore intorno al 5), e
del sangue.
Purtroppo
alcune patologie favoriscono l’acidosi tissutale come il diabete, la leucemia e
i disturbi dell’apparato respiratorio.
L’acidosi
tissutale è la condizione ottimale per lo sviluppo di tutte le malattie “infiammatorie”
e che ne contrasta la risoluzione.
Uno stato di
acidità permanente favorisce i calcoli renali: il corpo per neutralizzare l’acido preleva
calcio dalle ossa e il carbonato in questione si “scioglie” nel sangue
aumentando le probabilità di sviluppare i calcoli.
Cosa fare quando pensiamo di essere in
acidosi metabolica?
Innanzitutto
eliminare dalla dieta i cibi troppo acidi e incrementare quelli basificanti, volendo si
possono utilizzare fitopreparati depurativi e drenanti oppure prodotti basificanti come l’Herbasit. Anche alcune discipline favoriscono la riduzione
dell’acidosi, tutte quelle che promuovono la respirazione e il rilassamento
come ad esempio lo Yoga.
Il
cibo è e deve diventare il grande
alleato della nostra salute a tutte le età!
A
presto!